L’educazione non va in vacanza… Anche se spesso è vacante
Tutto è pronto per partire. La valigia è già pronta. O quasi.
Tutto è pronto per partire. La valigia è già pronta. O quasi.
Proprio quando mi preparo per assentarmi qualche giorno dall’attività lavorativa, mi succede di sentire l’esigenza di ordinare tutto, o di predisporre tutto perché altri possano proseguire le loro attività in mia assenza.
Eppure persone che lavorano con me da anni, dovrebbero già sapere che fare in mia assenza.
Cos’è che non funziona?
Perché a volte, teniamo gli altri dipendenti da noi, o non riusciamo a fare in modo che si responsabilizzino e diventino autonomi nell’organizzare il proprio lavoro?
Dato che le persone attorno a me, e a te, presumo siano mediamente dotate, (come me e te), mediamente responsabili (come me e te), mediamente motivate (come me e te – più o meno)… Perché non scatta quel meccanismo per cui ciascuno prende in mano il proprio pezzetto senza che ci sia sempre qualcun altro a predisporre e ordinare?
Forse a te non capita tutto questo. Non hai questo problema.
Io sì, e comincio a desiderare di fare qualcosa di concreto per affrontarlo e soprattutto capisco che ciò che ho fatto finora, (cioè distribuire attività e compiti) mette gli altri nella condizione di fare, ma non di decidere e programmare autonomamente che cosa e quando fare.
Insomma, mi sto chiedendo come passare da un paradigma informativo / istruttivo ad un paradigma educativo. Infatti agire in modo educativo significa ricercare i modi per trasformare non solo la realtà dei miei collaboratori, ma insieme a loro, la mia. Perché finché ho impostato il mio lavoro pensando che fossero gli altri a dover cambiare e diventare più responsabili, tutto restava uguale.
Che sia IO a dover cambiare qualcosa?
Al ritorno delle vacanze so da che parte ri-cominciare.
Ricomincio da ME.
Dulcinea del Toboso
Dulcinea del Toboso