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Correre in un cinodromo… dietro ad una lepre finta

Correre in un cinodromo… dietro ad una lepre finta


È successo anche a te di continuare a fare delle cose che non stavano più funzionando? Se la strada è quella sbagliata, perché continuare a seguirla?


A me è successo.

È successo di trovarmi inguaiata in condizioni lavorative penose dalle quali non riuscivo a sganciarmi.

A me è successo di sentirmi intrappolata in situazioni che non funzionavano più già da tempo, ma continuavo ad andare avanti imperterrita senza pormi domande. Come un cane in un cinodromo correvo dietro ad una lepre finta. Inizialmente non mi accorgevo nemmeno fosse finta. Mi bastava correre, lavorare, affannarmi in qualche occupazione che sembrava produttiva. Poi, anche quando dentro di me si insinuava il dubbio che forse qualcosa non stesse funzionando, ho continuato a correre… ancora per molto tempo.

Succede anche a te di continuare a fare delle cose che non stanno funzionando… e continuare senza chiederti il perché?

La parola chiave è proprio il perché? O forse meglio…
chiedersi il perché!

Perché il cielo è azzurro?

Perché la luna non cade?

Perché quando parli con quella persona fai delle smorfie?

Perché fai un lavoro che non ti piace?

Perché…?

I bambini fanno tantissime domande…
Poi ad un certo punto smettono.

Abbiamo smesso tutti.

Ad un certo punto.

Ad un certo punto abbiamo smesso di fare e farci delle domande.

 

L’educazione, che in questo caso sarebbe meglio chiamare – addestramento culturale -, tramite i nostri genitori, tramite la scuola, tramite le istituzioni… ci ha fatto credere e ci ha fatto pensare che chi fa domande è stupido e ignorante.

Ci hanno chiesto di imparare solo alcune cose (spesso solo quelle che sapevano loro), trascurandone altre, che per noi sarebbero state molto interessanti.

Ci hanno dato i voti affinché imparassimo pappardelle a memoria, ed appena un pensiero creativo e divergente emergeva, ci siamo ritrovati un segno rosso attorno con scritto: errore!!!!

E così, nostro malgrado, abbiamo smesso di porci delle domande su ciò che ci piace e ciò che non ci piace, perdendo spesso il contatto con le nostre profonde sensazioni, con i nostri desideri o sogni più genuini.

Come se il nostro sentire disturbasse ciò che altri volevano che noi sentissimo.
Lo sappiamo, i bambini sono spesso disponibili ad accontentare i grandi. I bambini imparano velocemente a non fare domande inopportune.

Perciò oggi non dobbiamo stupirci se, quando siamo nei guai e le cose non vanno, facciamo fatica ad ascoltare ciò che dentro di noi spesso già sappiamo: siamo fuori strada!!! Forse è il caso di fermarsi.

 

Ma c’è un rimedio semplice a questo problema complicato…

Ricominciare a farsi delle domande

 

Delle domande banali,

stupide,

insensate, a volte, ma che
lasciano aperta la nostra visione.

Se io non mi pongo delle domande, perché penso di aver ragione o di aver capito tutto, o di aver definito bene il mio obiettivo, di conoscere già bene il mio mercato, i miei clienti, il mio prodotto… costruisco una piccola cornice attorno alla mia lepre, al mio obiettivo, e smetto di vedere tutto ciò che ci sta attorno. Vedo solo a 5 metri dal mio naso. Smetto di vedere le lepri vere, nel bosco accanto.

Se invece continuo a farmi domande, metto in dubbio le mie credenze, penso di poter sbagliare, forse mi potrò sentire anche un po’ stupido o sprovveduto, ma allargo la mia cornice dandomi la possibilità di vedere cose che prima non vedevo. Vedo a 5OO metri più avanti.

Se ci si fanno delle domande, poi le risposte arrivano. Il vero coraggio sta nel porsi delle domande.

Intanto si comincia a smettere di rincorrere cose false. Qualsiasi strada è solo una strada e non c’è nessun affronto, a se stessi o agli altri, nel lasciarla andare.

Se la strada è quella sbagliata, perché continuare a seguirla?

 

Dulcinea del Toboso

 

 

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