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ELOGIO ALL’ERRORE

ELOGIO ALL’ERRORE

Mi fido di te, perché sai sbagliare


Le persone sono fallibili!”

Questo è stato il criterio da me proposto ai membri del mio TEAM per definire il valore della fiducia.
Intendo dire che in un gruppo di lavoro la fiducia massima si raggiunge se io sono consapevole che tu, come il sottoscritto, sei fallibile e, in quanto tale, puoi commettere errori o non raggiungere l’obiettivo prefissato.”
La proposta però non è piaciuta ai miei compagni di TEAM.
Ritenevano che il riferimento al fallimento, oltre a non essere nutriente, potesse portare negatività all’energia del team.
Per cercare di dissuadermi, un componente del gruppo mi ha chiesto provocatoriamente: “Se tu fossi su un sommergibile e rischiassi la morte per la scelta di un tuo compagno relativa all’immersione, gli  daresti comunque massima fiducia?”.
Si!”
È stata la mia risposta.
Se lavorassi su un sommergibile, saprei che ogni membro dell’equipaggio ha un ruolo ben definito; ciascuno con competenze uniche; qualcuno proprio per le sue competenze sarebbe in grado prendersi la responsabilità di decidere se immergersi o meno.

 

Certamente
quando si tratta di SCEGLIERE e di FARE, ciascuno di noi si espone al rischio dell’errore,
(rischio dovuto anche all’impossibilità di poter controllare tutte le variabili interne ed esterne).

 

L’errore è un’informazione: se ignorato può essere nefasto, ma se riconosciuto ed analizzato può indicarci una nuova prospettiva.

 

Il PROBLEMA MAGGIORE, però, non sta tanto nel fallire, ma nell’AVERE PAURA DI FALLIRE.

Che succederebbe se in nome della paura o della preoccupazione di sbagliare tenessi a freno le mie energie? Tentennerei, sarei meno lucido e meno efficace.

Se invece accetto di poter sbagliare
e accolgo le mie incapacità e criticità,
sarò più sincero e sereno con me stesso,
tanto che la fiducia nelle mie capacità e nei miei punti di forza potrà aumentare.

Tanto più riconosco questi aspetti in me, tanto più avrò fiducia che anche gli altri facciano lo stesso.
Inoltre la fiducia riposta nell’altro, avrà il fine e l’effetto di favorire quelle condizioni che gli permetteranno di esprimersi al meglio, senza che la preoccupazione per un potenziale fallimento, gli faccia avere, secondo un termine tennistico, “il braccino” (ogni riferimento al gioco del tennis è voluto… io amo il tennis, giocato).

Paradossalmente nel dare voce alla vulnerabilità mia e dell’altro, faccio pace con le nostre carenze e favorisco un clima di minore fallibilità.

In questo clima di accettazione, anche l’eventualità di un fallimento, avrà la possibilità di essere vissuta come un passaggio in un percorso, che però non si ferma lì.

Il fallimento è una delle strade possibili per l’imprenditore.

In certi casi potrebbe essere anche la scelta più razionale e più economica per evitare ulteriori danni. La storia ci insegna che l’imprenditore moderno cresce e ottiene successo attraverso vari fallimenti e varie soluzioni ben azzeccate.

Inoltre l’errore a volte ci porta in una direzione che non avevamo preventivato, e non si sa mai che cercando l’India… si trovi l’America.

 

 

Gigi Turla

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